I disturbi psicotici, o schizofrenia, si manifestano con una sintomatologia tipica relativa a tre raggruppamenti: i sintomi positivi, i sintomi negativi e le relazioni sociali disturbate.
I sintomi positivi comprendono i disturbi del contenuto del pensiero (come i deliri), disturbi di percezione (come le allucinazioni) e le manifestazioni comportamentali (come la catatonia o l’agitazione) che si sviluppano in un breve tempo e sono spesso accompagnate da un episodio psicotico acuto.
I sintomi negativi, al contrario, possono essere caratterizzati come “un’assenza” di funzioni e comprendono un’affettività appiattita, povertà di pensiero, apatia e assenza di interesse per attività piacevoli.
Le manifestazioni preminenti di relazioni interpersonali disturbate comprendono il ritiro sociale, l’espressione inadeguata dell’aggressività o della sessualità, la mancanza di consapevolezza dei bisogni degli altri, le pretese eccessive e l’incapacità di avere un contatto significativo con altre persone.
I fattori che predispongono all’esordio di tale patologia sono molteplici. In particolare, la continua interazione tra la vulnerabilità individuale di una persona e il contesto socio affettivo di sviluppo concorrono a delineare l’insorgenza e la peculiare manifestazione della patologia.
Tradizionalmente, i disturbi del pensiero, come la schizofrenia, sono stati trattati come la zona di confine del trattamento psichiatrico, in cui l’intervento era rappresentato in primis dai farmaci antipsicotici e, in secondo luogo, dalla riabilitazione sociale. Gli studi e le ricerche più recenti offrono suggerimenti sull’efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale in integrazione al trattamento farmacologico.